Alice e il sindaco
Alice e il sindaco, di Nicolas Pariser, con Fabrice Luchini e Anaïs Demoustier
Storia ambientata a Lione nel mondo della politica e delle trasformazioni sociali che le grandi città francesi hanno subito negli ultimi vent’anni, generando da una parte la crisi degli approcci dei partiti tradizionali al disagio sociale, d’altra l’emergere di nuovi linguaggi e criticità. Già Netflix aveva proposto una serie tv dedicata alla città di Marsiglia e alle lotte interne tra i partiti di maggioranza, Marseille.
Così gli autori di Alice e il sindaco sviluppano una tramma non troppo classica, ma molto francese, nel costruire un dialogo tra una giovane donna, studiosa, intellettuale e idealista rispetto invece al navigato ed esperto politico che si trova nelle condizioni di salire nelle gerarchie del partito o affrontare il viale del tramonto.
D’altra parte non è infrequente in Francia il nascere di passioni e forti rapporti tra generazioni diverse, rapporti che possono essere amorosi, quanto intellettuali. Alice entra abbastanza velocemente nella macchina politica, superando diffidenze e meccanismi ormai super rodati ma adatti a un vecchio modo di fare politica.
Il sindaco, affascinato dal pensiero innovativo della giovane filosofa, cerca di impostare un forte cambiamento nella strategia politica, ma ormai anche il partito guarda oltre nuove sponde.
Alice e il sindaco è girato direttamente nei luoghi più suggestivi di Lione, la terza città di Francia, dopo Parigi e Marsiglia. Una città fondamentale, un nodo economico e culturale che è sempre più presente nei film quanto nelle serie tv, come Cherif, serie di grande successo che ha giocato su una lettura meta-televisiva del genero stesso poliziesco.
Gli attori di Alice e il sindaco.
Fabrice Luchini recita con la delicatezza e le generosità che lo ha sempre distinto, sottoponendo se stesso a un doppio binario recitativo, da una parte il corpo a rappresentare l’età del riposo, dall’altra invece la mente, l’energia curiosa e audace del politico pronto sempre a mettersi in gioco. Ma le regole sono cambiate e neanche Alice potrà condurlo nella nuova era.
Anaïs Demoustier gioca bene il ruolo di speccio e contraltare culturale ed emotivo del sindaco. Si muove negli spazi occupandoli senza mai invadere lo spazio attoriale, ma anche emotivo di Luchini e del sindaco. Il loro recitare è fraseggio di rara intensità attoriale e artistica.
Il finale.
Il fallimento della convention del partito segna la fine politica del sindaco. La giovane filosofa gli renderà omaggio, come un giovane soldato riconosce il maestro. Percorsi e strade diverse li hanno allontanati, ma non quella sensazione di intensa attrazione politica e intellettuale che spesso è l’unico vero amore.
Un film francese, nell’estetica, nei modi, nel linguaggio dei corpi e nelle espressioni dei volti che intrecciano sguardi, emozioni ed eventi. Nell’amore.