Crash
Già pubblicato sulla collana Gli Squali ha ispirato l’omonimo film di David Cronenberg, che ha sconvolto più di un italiano per le sue immagine esplicite sugli incidenti automobilistici e gli amplessi sessuali che ne seguono.
Ma il film anche se traduceva diversi elementi del romanzo, non è riuscito a riprodurre il lucido racconto delle perversioni dei personaggi, il vivere quotidiano, il percepire l’incidente automobilistico come evento desiderato e voluto, la deformazione del corpo rimodellato dall’impatto con i componenti delle macchine, l’amplesso sessuale, il coito tra uomo e automobile. Tutto questo è accennato con tinte forti nel film, perciò demonizzato come può accadere con un film horror, ma nel romanzo non si può fuggire dalla percezione perversa che i personaggi hanno delle automobili e dell’uso che ne viene fatto dagli uomini.
Il romanzo pur essendo del 1973 coglieva, già a suo tempo, l’automobilizzazione del nostro vivere, il bisogno che gli uomini hanno delle quattro ruote. Quante ore passiamo dentro la macchina? Non è forse possibile una percezione di questa come una estensione di noi stessi, come di un essere con cui ci si può congiungere, che può determinare nuovi aspetti del nostro corpo deformato dall’impatto in un incidente?
Oltre a Crash Ballard scrisse anche La mostra delle atrocità che può essere considerato il gemello che completa un possibile cofanetto ballardiano sul rapporto uomo-automobile, letto senza ipocrisie o finzioni e per questo potente come un pugno nello stomaco… o come il volante che colpisce il torace del guidatore in un impatto frontale…
Andrea Grilli
J.G.Ballard “Crash”, trad.Gianni Pilone Colombo, Tascabili Bompiani, £.14.000
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