Fuck me mon amour
di Grazia Verasani
Fuck me mon amour è il nuovo (si intende il 2001 quando fu scritto l’articolo) romanzo di Grazia Verasani. I lettori di Zero in condotta già la conoscono per le sue incursioni sul giornale e molto probabilmente i più attenti musicofoli della città bolognese per i suoi passati musicistici e musicali. Altri invece la conosceranno per il suo precedente lavoro, L’amore è un bar sempre aperto, anch’esso edito da Fernandel, che dire bello e profondo è riduttivo. Da questafrase avrete capito che anche questa recensione non sarà certamente una tiratina d’orecchie all’autrice per il solo fatto di aver dedicato un altro lavoro all’amore.
Scusate che cosa c’è di più bello dell’amore? Più avventuroso? Più emozionante? dell’amore? Direi proprio nulla.
Allora se decidiamoci di scrivere qualcosa dobbiamo partire dal titolo, direi che siamo obbligati, è troppo succoso. “Fuck me” e “mon amour” sono due espressioni che in amore si usano ampiamente. Ma separatamente. Sembrerebbero cozzare l’una con l’altra, soprattutto se abbiamo quella visione romantico/istica delle relazioni amorose. E poi due lingue così nemiche che alla fine vanno per incontrarsi, per accarezzarsi mentre pronunciamo fuck me mon amour.
L’inglese è una lingua così diretta, decisa, poco adatta a soffermarsi sul piacere lento, appassionato, goduto. Infatti “fuck me” se lo pronunciate con il giusto ritmo è rapido, non indolore, e zac… poche dolcezze, un po’ come il nostro fottimi. Invece che dire di un “mon amour”? Già le emme rallentano il nostro pensiero, accarezzano il nostro cuore, ci fanno sussultare. E poi amour, amore in francese, è tutta un’altra cosa. Non ricordare il “Cyrano de Bergerac”?
Che cos’è un bacio se non un apostrofo rosa tra le parole t’amo?
Ma dire T’amo non è facile. Ci si può frequentare per mesi senza avere il coraggio di rivelare i propri sentimenti, o meglio il coraggio di essere sinceri con se stessi.
La nostra Gabri, scrittrice, decide di mettersi al lavoro sul secondo libro dopo essere stata lasciata da un tipo che la tradiva alla grande. Vienna Ravenna è il personaggio del romanzo. Emilio è un suo amico intimo, ma non fin dove pensate (ndr. leggete il periodo precedente sul coraggio). E poi ci sono altri personaggi, tipo donne che hanno vissuto l’amore in modi diversi, ma sempre da donne.
E già perché Grazia non ha perso due cose scrivendo questo libro: lo stile e la sensibilità femminile che caratterizza le sue storie.
Perché mettersi nei panni di chissà chi, quando sei già tu un personaggio da raccontare? Grazia non fa altro che capovolgere la frase di Samuel Jackson nel film Pulp Fiction quando recita: “Go into the character” (entriamo nel personaggio). Lei entra in se stessa e ci svela un grande cuore. Una grande sensibilità e noi non possiamo che farci innondare. Anche perché è bello.
I sentimenti, le emozioni, anche le più dolorose, sono sempre meglio della aridità, del rimanere chiusi nel proprio orticello. Gabri cerca di analizzare la sua storia finita, di sollevarsi e riprendere a vivere; ma troppo presa dal suo dolore non si accorge che avrebbe l’Amore accanto… e quando lo vedrà sarà troppo tardi, ma tardi per cosa non si sa. Gabri come molte persone vede ostacoli che non esistono (l’età, esperienze negative, lontananza… e il bestiario potrebbe proseguire).
L’ultimo dialogo tra lei ed Emilio rappresenta le forche caudine dove siamo passati tutti.
“Sei strana”, sta dicendo (ndr. Emilio). “Ti sei innamorata di qualcuno?”.
Ecco la mia grande occasione.
“No”, rispondo.
Ultima chance.
“Sei sicura?”
Sventolo la ricevuta alla cassa come se fosse un ventaglio.
“Gabri, sei sicura?”
“Sicurissima”
Sicurissima de che?
E dillo.
“Sì, mi sono innamorata. Ti amo. E allora che fai? Mi mandi a fanculo? No, non mi ami. E allora. Ma va a farti fottere!”
Ops. Quel fottere mi ricorda quel fuck me del titolo.
Chissà se c’entra qualcosa. Ma. Comunque parafrasando quel gigante della regia che è Baz Luhrman, non possiamo che concludere dicendovi che questa è una storia di Verità (dolore),
di Bellezza (Gabri),
di Libertà (lo scrivere)…
ma soprattutto
di AMORE
Andrea Grilli