Hellbound
Hellbound di Yeon Sang-ho, autore e regista, con Yoo Ah-in, Kim Hyun-joo, Park Jeong-min, Won Jin-ah, Yang Ik-june. 2021, Corea.
Dal cinema “l’invasione coreana” prosegue anche nelle serie televise, con Squid Games e piccoli capolavori come questo Hellbound, dove la stessa società corena viene indagata e approfondita senza troppi veli e senza troppa retorica.
Si tratta, almeno per ora, di una stagione di sei episodi, dove una serie di demoni appaiono per catturare il prescelto e condurlo all’Inferno. Il tutto avviene senza alcuna possibilità di avviare una trattativa o altro. I demoni, due giganteschi demoni, golem o elementali, uccidono con totale ferocia e violenza il condannato. Anche senza alcuna distinzione tra giovani e vecchi, anche un neonato può essere condannato.
Ma, qualcosa non è chiara. Un detective della polizia coreana inizia ad indagare e cominciano ad emergere sette, santoni e misteri poco chiari. I demoni che vediamo sono autentici? C’è un trucco?
Hellbound non chiarisce, più la storia procede, più lo spettatore si accorge di avere tante informazioni, ma di fatto senza risposte. Scienza e magia sembrano scontrarsi senza riuscire a trovare un percorso. Può apparire come una scontro di boxer che stia andando ai punti… ma proprio quando tutta la fotografia sembra chiara, il colpo di scena. Un colpo di scena che necessita di una seconda stagione per avere risposte, o forse altri indizi. In alternativa possiamo rimanere con le nostre convinzioni e interpretazioni su questa storia.
I coreani quando raccontano di storie tra mito e religione non sono propensi a sposare il lato scientifico, ma preferiscono coltivare una sana fantastica creatività magica.
Domande come: se meritiamo l’Inferno o quando lo meritiamo, oppure il senso del peccato e del perdono. L’avvento dei demoni, Hellbound, indice in una società molto religiosa, ma che, come le nostre, non vedeva in pubblico, da tempo, l’apparizione del divino.
Cosa cambia nella società moderna, se il divino o sue forme dovesse apparire di nuovo? Come reaggiremmo?
Andrea Grilli