Il mio doppio io – l’autobiografia del genio dell’immaginario fantastico
Il grande maestro del fumetto mondiale, creatore del Garage ermetico, fondatore della rivista Métal Hurlant, disegnatore di Bluebarry, padre indiscusso di un nuovo modo di disegnare e sentire la linea chiara francese, di esplorare il misterioso mondo della creatività, si racconta.
Lui, Jean Giraud. Lui Moebius.
Ha scritto una autobiografia, un lungo racconto della sua vita, dei grandi fumettisti che ha incontrato e che hanno lavorato con lui. Le esperienze fin dalla gioventù che hanno depositato nel suo zaino-vita i semi che hanno germogliato le visioni dei suoi fumetti.
Moebius, Il mio doppio io – l’autobiografia del genio dell’immaginario fantastico (DeriveApprodi, lire 24.000), ma anche Jean Giraud, due persone che vivono nello stesso corpo. Due mani capaci di disegnare linee diverse, figure e atmosfere completamente diverse.
Ma abbandoniamo gli entusiasmi per dire qualcosa di più su questa autobiografia, genere rischioso per chi si appresta a raccontare di se stesso.
L’autore ripercorre i momenti fondamentali della vita, cercando di tenere distinti e spiegare le diverse nature delle due identità. E in gran parte riesce. Anche se il difetto maggiore è una sottile presunzione, l’idea di avere parole da piedistallo, da guru dell’immaginario moderno.
La prima parte del libro, strettamente legata alla sua vita giovanile, risulta pesante, mentre la seconda quando Moebius/Giraud racconta i suoi incontri nelle riviste come Pilote, diretta da Goscinny, oppure il suo incontro con un altro guru di questo secolo Jodorowsky. Ma anche Mandryka, Bretécher, Charlier, Druillet e tanti altri grandi del fumetto francese.
In questo caso si ha l’occasione di leggere une breve storia del fumetto dei nostri cugini, una breve storia che ha visto però quasi il meglio del fumetto mondiale nascere e prosperare in Francia all’interno di un mercato maturo e in grado di accogliere anche le opere più adulte e interessanti.
Un libro che nei difetti indicati non si può non leggere per la storia che vi si racconta e le persone che ne sono coinvolte.
Andrea Grilli