La vasca da bagno
di Giancarlo Tramutoli, Fernandel
Questo è il terzo libro di Giancarlo Tramutoli. Viene definito anche un romanzo, ma se del romanzo ha sicuramente un percorso, una trama che si srotola per le sue 95 pagine, la lingua è ben diversa. Quando un poeta si occupa di raccontare storie porta con sé l’attenzione per la lingua, la scelta accurata e oculata delle parole. Questo è senza dubbio il merito più grande. Di meno la storia, troppo intimista, troppo raccolta dentro le esperienze dell’autore per far parte della letteratura matura. Sia chiaro il problema non è solo di Giancarlo Tramutoli, ma di quasi tutta la letteratura italiana. Sono pochi i nomi di autori in sintonia con un’atmosfera a cavallo tra due secoli.
La storia è divisa in 185 piccoli capitoli, frammenti di una più ampia narrazione che vaga tra la mente dell’autore e del lettore. Ma tutto questo non potrebbe essere lasciato nella sfera della poesia?
Se pensiamo a La vasca da bagno come una vita di un uomo svelata attraverso tante poesie in prosa non abbiamo invece una prova di grande valore letterario?
Per cui ci permettiamo di bacchettare l’editore che in quarta di copertina ha scritto che si tratta del primo romanzo di Tramutoli, per di più finalista al premio Assisi come inedito nel 1996.
Forse versi come questi non saranno poesia classica:
“Leggevo di nascosto quella rivista che comprava mia sorella. Era una rivista di educazione sessuale. Un articolo diceva che non era vero che la masturbazione portasse alla cecità. Ci rimasi male. Io preferivo che la sega avesse questo alone eroico e autodistruttivo. Un modo piacevole di suicidarsi a tappe. Piappa dopo piappa.”
Ma sono i migliori versi veri e sinceri sulla nostra adolescenza. Questa capacità di penetrare le proprie intimità, è la dote di scrittore di Giancarlo Tramutoli.
Andrea Grilli