Lo stato dell’arte
di Iain M. Banks, Fanucci Editore, 2001, trad. Anna Dal Dan, ISBN 88-347-0811-3
Si tratta di una antologia tra le meno diffuse nel nostro mercato, anzi a oggi risulta l’edizione Fanucci l’unica del mercato italiano. Senza dubbio non è tra le opere migliori del Ciclo della Cultura, il quarto in ordine di pubblicazione, e in generale come antologia offre alcuni spunti interessanti.
Nello Stato dell’arte l’autore racconta l’impatto di alcuni membri di una delle astronavi della Cultura, sempre dal carattere bizzarro e dal nome simpatico come Arbitraria, e la civiltà terrestre. Si replica un cliché molto diffuso tra alieni super civilizzati, dove civiltà vuol dire superiorità morale, un certo “luccichio della argenteria” come potremmo difinirlo e la sporcizia della nostra presunta superiorità.
È in realtà un escamotage per un lungo confronto tra Linter, che decide di abbandonare l’astronave per immergersi nella vita dei terrestri, di cui apprezza le potenzialità, e Diziet che non vede altro che un pianeta lontano dai progressi della Cultura.
Il vero cuore della short novel è proprio in questo confronto e nelle scelte che i personaggi dovranno fare. Il testo è ricco di dialoghi dove le due posizioni non si conciliano, ma consentono al lettore di riflettere. L’intera storia è ambientata nel 1977 e pubblicata poi nel 1989. Due anni estremamente particolari e difficili per la storia terrestre.
(…) quello che devi fare è fottere, non cercare un confronto significativo con una palla di roccia ai margini del nulla infestata da fanatici assassini sbavanti in pieno delirio di onnipotenza terminale.
Come dare torto a Li, altro alieno che rinfaccia a Diziet comunque il tentativo di contatto con i terrestri?
Perché comunque Diziet Sma vuole capire perché Linter è così attratto a tal punto da abbandonare le comodità e la civiltà della Cultura per un pianeta abitato da sbavanti in pieno delirio di onnipotenza terminale.
Non c’è soluzione nel loro confronto. Uno rimarrà sulla Terra, l’altra partirà. In qualche modo Banks simpatizza per la nostra sporcizia, per il nostro essere talmente imperfetti da essere affascinanti perché abbiamo qualcosa da raccontare. Il “luccichio dell’argenteria” non è poi così interessante come argomento di discussione.
Andrea Grilli