L’ultima notte del Rais
di Yasmina Khadra. Traduzione dal francese di Marina Di Leo.
La morte di Saddam Hussein non credo abbia avuto lo stesso clamore o risonanza anche storica, come la morte di Mu’ammar Gheddafi. Un personaggio storicamente più pesante di qualsiasi altro statista del Mediterraneo, anche considerando alcuni europei che credono di essere importanti o significativi.
In qualche modo la sua morte è stata anche una grande delusione. Un uomo che aveva recitato il ruolo di combattente, di signore del deserto, ucciso mentre fuggiva, senza combattere. Al pari di un vigliacco.
La eredità di Mu’ammar Gheddafi è articolata e complessa. È stato rivoluzionario, liberando il popolo libico dal gioco occidentale, dittatore, schiacciando oppositori e tribù non allineate alle sue decisioni, terrorista, appoggiando il terrorismo palestinese, statista sul finire della sua carriera politica cercando di diventare leader panafricano.
Soprattutto quest’ultimo elemento è fondamentale. Mu’ammar Gheddafi non è stato un leader mussulmano, ma africano. Questo aspetto lo rende sicuramente tra i grandi statisti della Storia. I migliaia di morti, la dittatura, le follie personali e umane non possono offuscare il tentativo di emancipare l’Africa, indipendentemente da religioni e fedi extra continentali.
Così Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, scrittore algerino, ricostruisce la triste fine di Gheddafi, gli ultimi giorni di fuga prima della morte.
È un racconto impietoso, triste, amaro, forse quasi speranzoso che si potesse salvare. Yasmina Khadra sembra nascondere una sottile simpatia per il dittatore libico.
L’autore ripercorre gli ultimi giorni di vita di Gheddafi usando due binari narrativi. Da una parte i dialoghi con i suoi collaboratori, i pochi rimasti, con cui si confronta ma anche si scontra. Questi vivono ancora di una visione favolistica della sua immagine, mentre l’uomo Gheddafi ormai ha capito. Questa comprensione nasce dal secondo binario narrativo, dove sembra rivelarsi ormai un uomo che sta prendendo coscienza della vita vissuta, che sta appuntandosi i momenti più importanti dalla giovinezza nella tribù di origine fino alla presa del potere.
L’uomo Gheddafi si alza sopra i rivoluzionari, macchiette disumane della stessa dittatura, mostra una levatura intellettuale superiore. Perché a differenza dei suoi assassini, sa bene il ruolo che ha avuto nella Storia del Mediterraneo.
Comunque è Mu’ammar Gheddafi, non un semplice dittatore. Forse per questo motivo facciamo fatica a comprenderlo in tutta la sua complessità e a differenza di molti altri, acquista un ruolo nella Storia che altri non avranno.
Con Mu’ammar Gheddafi muore l’ultimo statista del Mediterraneo del dopo-guerra. Gli eredi sono ombre, figure distorte di un secolo senza contenuti.
Andrea Grilli