Quell’anno a Madrid
di Daniel Chavarrìa, Marco Tropea Editore, 1998, £. 27.000
Si dice che il primo amore rimanga nei nostri cuori in eterno. Forse è vero leggendo la storia che Daniel Chavarrìa racconta in uno dei suoi ultimi romanzi: “Quell’anno a Madrid”, ed. Marco Tropea Editore.
Si tratta di una autobiografica avventura d’amore che lo scrittore uruguaiano, ma cubano di adozione, ha vissuto quando aveva diciannove durante la sua permanenza nella Spagna franchista.
«Una cascata di riccioli neri su una pelliccia di ermellino spazzò via la mia nostalgia. A giudicare dalla camminata era una donna giovane. In quel momento» in quel momento il giovane Daniel, ancora lontano a diventare uno dei più grandi scrittori del Sudamerica e di Cuba, inserì nella propria vita un elemento di disturbo che per mesi segnò definitivamente la sua vita.
La ragazza che aveva conosciuto non era una semplice argentina che lo farà soffrire, si rivelerà una donna che raccoglie in sé tutte le astuzie, i dolori e le emozioni che può dare un travolgimento di sentimenti come quelli che nacquero all’epoca.
Il romanzo nasce dopo che lo scrittore ha incontrato i vari personaggi che furono coinvolti nella storia e dopo aver compiuto una attenta ricostruzione dei fatti.
I nomi sono stati cambiati, ovviamente, per celare le vere identità di persone che all’epoca agirono anche nella clandestinità in anni, si parla del 1953, in cui gli effetti della II Seconda Guerra Mondiale non si erano ancora trasformati in concrete esperienze nelle menti dei loro testimoni.
Così alla prima parte che è il racconto dell’incontro con quella affascinante creatura e il breve periodo che trascorsero insieme, segue una seconda parte fatta di testimonianze e lettere che permisero a Chavarrìa di capire cosa fosse successo in quegli anni.
Da buon scrittore di gialli Daniel non ci fornisce tutti gli elementi per capire come possa essere finita o come possa essersi sviluppata quella che potremmo definire tranquillamente una trama da romanzo giallo. Anzi soffermandosi sui propri sentimenti, descrivendo minuziosamente quali fermenti amorosi suscitasse quella ragazza, mette il lettore nelle condizioni di stupirsi anche quando il tutto sembra entrare nel semplice ricordo nostalgico dell’amore, di capire perché abbia senso dedicare oltre 200 pagine a quello che ad una prima lettura potrebbe nient’altro che sembrare un amore giovanile civettamente ricambiato.
Forse in qualche passo il calore e la passione sudamericana possono sembrare eccessive, ma lo sguardo che pone lo scrittore su se stesso “giovane” è sia di curiosità che di paterno affetto.
Sul finire l’incontro con l’antica fiamma risveglia antiche debolezze, ma adesso è un uomo di oltre sessant’anni con ben altre esperienze e una moglie. Pur con tutto quello che avrebbe potuto rivendicare dopo aver scoperto gli inganni di cui è stato soggetto, l’uomo Chavarrìa afferma a fino romanzo: «Non c’è nessun rancore. Gli anni hanno addolcito i miei sentimenti.»
L’avventatezza romantica della gioventù acquista un altro aspetto se rivista da uomo saggio.
E si sa con gli anni si acquista anche la saggezza.
Andrea Grilli