Salvo amato, Livia mia
Salvo amato, Livia mia. Regia di Alberto Sironi e Luca Zingaretti, Tratto dai racconti “Salvo amato… Livia mia” e “Il vecchio ladro” di Andrea Camilleri editi da Sellerio Editore.
Il commissario Salvo Montalbano torna dopo diverse scomparse, la morte di Camilleri, Sironi e altri attori della serie, e un respiro nuovo nella regia. Si nota un tocco diverso, inquadrature più dinamiche e centrate sugli attori principali, soprattutto i tre, quasi moschettieri, Salvo, Mimì e Fazio con un Catarella forse ripetitivo nei suoi gesti, ma necessari per non perdere il contesto narrativo della storia.
Le donne siciliane hanno sempre un ruolo principale, soprattutto in questo episodio Salvo amato, livia mia dove il lato positivo femminile viene letteralmente messo a confronto con quello maschile distruttore, egoista e peccatore. Montalbano è sempre il testimone di questo mondo, capace di gestire i confini tra il vero crimine e la disperazione di chi ha bisogno. Come Maigret, Montalbano è dotato di quella compassione e capacità di amare che gli consente di cambiare il mondo, di essere un punto di riferimento di un’altra società.
Non solo, altro elemento positivo, è la luce. Montalbano vive in un luogo pieno di luce, di energia. La Sicilia. Un luogo di incontri e incroci, di popoli che si incontrano e vivono
Montalbano racconta un’Italia sempre complessa, sempre difficile, ma dove c’è la luce, la luce dell’amore che ha impedito, ucciso, ferito, sempre sopravvive.
Andrea Grilli