The Hateful Eight
Un film di Quentin Tarantino Siamo arrivati all’ottavo film di Quentin Tarantino, per la seconda volta di genere western, molti gli attori che hanno già lavorato con lui riproposti in parti nuove ed inedite. Il film si può considerare un punto di svolta, di sintesi e di riepilogo di una poetica tra le più complesse del mondo occidentale. I film di Tarantino riassumono e sintetizzano la produzione della cultura pop ispirandosi ai film di genere italiani e americani come i Spaghetti Western o le produzioni anni Settanta con David Corradine. The Hateful Eight si può considerare un film Le Iene in salsa western, ma anche il seguito di Django Unchained.
Questa volta Tim Roth non è un poliziotto in incognito e Michael Madsen non tortura più, ma Kurt Russell è sempre un grande bastardo e Samuel L. Jackson non recita i versi della Bibbia, ma spara come avrebbe fatto solo Clint Eastwood in un film di Sergio Leone. Ancora una volta il bianco, come colore da contrapporre al rosso del sangue, disegna una atmosfera pericolosa come i bicchieri di latte di Hans Landa.
Per gran parte del film i personaggi si annusano, si riconoscono, si temono e di fatti sono chiare i ruoli che devono o vogliono recitare.
Quentin Tarantino ha ricostruito a modo suo la storia americana, tagliando per sentieri impervi e imprevisti. Esiste una linea, un file rouge che unisce tutti gli episodi; rileggendo la cinematografia di Tarantino emerge una tensione costante, una proposizione dedicata al tema della Giustizia e alle sue declinazioni negative e positive. Dalla lealtà che è applicabile sia al crimine che alla polizia, alla giustizia biblica fino alla lotta senza quartiere al male assoluto del nazismo o della schiavitù. Anzi Tarantino sembra chiedersi come ricomporre un sogno o un ideale di costruire una società migliore.
Come il sogno americano possa ricomporsi. È nei due personaggi contraddittori come il maggiore Marquis e Chris Mannix, uno nero ed ex soldato nordista, l’altro ex ufficiale dell’esercito confederato; ma anche l’uno cacciatore di taglie, l’altro futuro sceriffo di Red Rock.
Entrambi parte del sistema giudiziario americano, un sistema nascente ma che può superare la divisione che la guerra civile ha scavato profondamente.
È nella priorità di un ideale, di un principio che si possano superare punti di vista all’apparenza incolmabili. La ricerca ossessiva della Giustizia e della Legge, fino al punto di perseguirla anche nel letto di morte. Un poliziotto è un poliziotto, bianco o nero.
Ogni attore interpreta il personaggio in modo ineccepibile, pur se quasi tutte le scene sono chiuse dentro una stanza, in realtà c’è una costante rotazione, una mobilità di pedine nella scacchiera della vita. E ogni personaggio è una pedina del giocatore Tarantino, dall’altra parte della scacchiera il pubblico che non può giocare in un contesto alla zugzwang.
Arrendetevi, il maestro Tarantino ha riscritto il cinema degli anni novanta e si prepara a riscrivere le regole del pulp.
Tutto il resto è terribilmente odioso, ma odiosamente collegato al numero 8 quindi all’infinito.
Andrea Grilli