Topgun Maverick
Topgun Maverick di Joseph Kosinski, con Tom Cruise, Val Kilmer, Jennifer Connelly. 2022.
Jerry Bruckheimer riporta sullo schermo cinematografico Topgun con una operazione di nostalgia. Il film è costruito secondo il modello del primo, aggiornando le scene alle nuove tecnologie apparse dopo gli anni Ottanta, come lo smartphone, anche se il film cerca sempre di riproporre contesti e oggetti tipici di un mondo dove l’esaltazione del superego, prima maschile negli anni Ottanta, e ora anche femminile, non mancano.
Gli autori hanno dovuto affrontare diversi problemi legati al tempo trascorso tra i due film, ben 34 anni. Maverick ha fatto un po’ di carriera, ma non troppa. Alcuni personaggi sono morti, altri sono cresciuti e altri ancora ormai stanno morendo. Maverick è di fatto l’ombra di se stesso, un pilota relegato a testare aerei sperimentali a cui viene offerta l’ultima missione.
Non manca la retorica anni Ottanta, un po’ reaganiana, un po’ ormai americana a tutto tondo. Rispetto alla Guerra Fredda non è corretto fare nomi, così si parla di un fantomatico stato canaglia, armato con un po’ di tutto sia americano che russo. Il film è pieno di imprecisioni dettati da esigenze narrative in pieno stile anni Ottanta. D’altra parte la necessità di una operazione nostalgia impone di recuperare quella leggerezza narrativa dell’epoca.
Siamo comunque nel ventunesimo secolo e anche le donne pilotano e combattono, così la presenza di una ottima Monica Barbaro, professionista che non travolge, ma fa il suo onesto lavoro.
Topgun Maverick è un film ben fatto, ben costruito per la semplice necessità di un paio d’ore di emozioni. Tom Cruise tiene bene la posizione, ormai ombra di certi stili e lontano da ben altre recitazioni. L’attore americano sembra abbia la capacità di immergersi nelle assonanze recitative dell’epoca, come se non avesse interpretato capolavori come Codice d’onore, Rain man o L’ultimo samurai.
Scene di combattimento in Topgun
Il film non propone grandi scene di combattimento, ma lavora sulla capacità dei piloti di gestire situazioni al limite dell’impossibile. Fin dall’inizio viene chiarita la debollezza delle tecnologie statunitensi e solo grazie alla capacità degli uomini, della loro volontà di superare le difficoltà il nemico potrà essere sconfitto.
Si ha l’impressione che gli USA di Topgun Maverick vogliano ricordare le grandi gesta di attori come John Wayne, che potevano vincere anche con un braccio ferito, una gamba zoppa e un esercito di indiani che lo inseguivano. L’America si ripensa, riflette sui valori e sulle sua capacità di nazione di opporsi al nemico e come sostenere i suoi alleati. Gli anni Ottanta sono quel momento storico in cui l’URSS viene sconfitta e si deve ripensare al proprio destino.
Forse anche per questo motivo è interessante il richiamo a Star Wars. La missione è di fatto una riproposizione della missione della distruzione della Morte Nera in versione centrale nucleare, montagne e vecchi aerei. L’Imperno non c’è, ma lo stato canaglia, qualunque esso sia, rappresenta l’ostacolo.
La Forza è con Maverick e i suoi uomini o meglio gli anni Ottanta.