Tra sentimenti e natura, la poetica di Moira Di Fabrizio
Vorrei volare come una nuvola al di là dei confini del cielo…
La poesia non gode di un grande favore nel nostro sistema produttivo culturale. È ormai genere ristretto a pochi appassionati cultori che la leggono e la scrivono. I motivi sono tanti, complessi e si collegano anche a un cortocircuito educativo, formativo che non è riuscito a mantenere il passo dei tempi che ormai abbandonavano la complessità della lingua letteraria per un facile smistamento delle parole mal scritte.
La poesia è un sistema di regole, sintassi, ritmi musicali e zoppicanti respiri che non si può sposare con la banalità della comunicazione moderna, fatta di velocità, superficialità e semplificazioni.
Ecco perché è sempre motivo di grande piacere leggere antologie di poesie nuove, inedite e attenzione, una poesia è sempre nuova e inedita. Nuova perché indica sempre una strada non percorsa nel complesso labirinto dei sentimenti umani; inedita rispetto a chi legge, aiutandolo a confrontarsi con l’emotività che sempre un po’ neghiamo o con grande fatica accettiamo.
Così Moira Di Fabrizio ha raccolto in unico volume una ricca produzione poetica che riflette una ricchezza e profondità emotiva ormai sempre più rara.
La sua poesia è in bilico tra la materia e un orizzonte di sogni e speranze che l’autrice brama con potente forza emotiva.
Resto sempre incantata dalla tua soave voce sembra quasi trasportarmi e guidarmi fino ad arrivare a te… È come il vento che cullandomi mi porta alla fonte della felicità e della serenità… è come il suono del mare… che noi due ascoltiamo tenendoci per mano sulla spiaggia… mentre una splendida e luminosa stella cadente s’infrange all’orizzonte.
Il linguaggio è un moto costante che traghetta le passioni da uno stato onirico o emotivo a uno reale.
L’inquietudine emotiva scuote l’autrice spingendola verso orizzonti spesso inediti ma mai irreali. I sentimenti sono veri, pesanti, portatori di un universo emotivo maturo e complesso, dove non manca mai il desiderio ultimo della positività dell’amore.
Dolcemente ti guardo dormire… Raggiante ai miei occhi, sogni indisturbato… Accarezzo i tuoi capelli e li sento tra le mie dita… Percepisco la forza e la felicità che mi trasmetti ad ogni contatto con la tua pelle!
L’amore di cui parla l’autrice è fisicamente definito dai confini fisici dell’esistere dell’oggetto dell’amore. Si può toccare, sentire, vedere nei momenti più intimi e indifesi. Ma l’amore è anche un ponte tra spazio reale e onirico, come si diceva:
Nella culla dei tuoi sogni mi lascio trasportare… come unica spettatrice di quest’ anima raggiante al cospetto della vita. Liberi vagano i tuoi pensieri, i tuoi gesti, mi sfiorano… e iniziano a danzare attorno a me, rendendomi protagonista, in quell’ istante, in quel minuto, in quell’ ora… della tua pura essenza di dormiente. Non ti accorgi di nulla… e mentre respiri piano io sono già parte di te!
La natura ha un ruolo fondamentale nelle poesie di Moira Di Fabrizio, essa sembrare colmare o essere complementare alle identità umane. C’è un disegno di positività nei versi, un istante che guarda positivo a fronte dei bombardamenti negativi del reale. è come se l’autrice riuscisse a dribblare gli influssi negativi e cogliesse solo che ciò che è più bello, puro e positivo possa esistere.
Ho sognato il mare, le onde infrangersi contro gli scogli, il calore della sabbia sotto i piedi. Ho sognato la neve, sui monti d’Abruzzo, scendere in festa da rami imbiancati e straboccanti.
C’è una sensazione di incompletezza, di riduzione per differenza di sentimenti, di emozioni mancate e mancanti. Forse c’è una ricerca di semplicità, di sentire nel profondo del cuore i sentimenti più genuini.
Notte furiosa, notte di tempesta, la pioggia è assordante mentre batte sulla mia anima… in questa notte solitaria.
e ancora:
Che il sole illumini la via come la luna custodirà i nostri sogni più reconditi nell’immensità del cielo!
Moira Di Fabio scrive poesie in una società che non è più in grado di comprendere il passo poetico della parola. È un atto coraggioso, generoso perché va a condividere con l’umana cecità quella parte dell’anima che non è mai sazia a sufficienza di sentimenti propri e altrui, non per divorarli, ma per condividerli.
È forse questo il passo che dobbiamo preservare nella frettolosa esigenza di raggiugnere non si sa che cosa, ma di cui i media ci assillano. Obiettivi confusi ma soprattutto che non hanno più l’essenza del poetico respiro della vita.
Andrea Grilli