Un’aringa in Paradiso – Enciclopedia della risata ebraica
di Elena Loewenthal, Baldini & Castoldi, 245 pagg., £. 22.000
Se non conoscete la storiella dell’aringa potete sempre leggerla nella quarta della sovracopertina del libro, ma se invece volete conoscere più approfonditamente l’umorismo yiddish, l’espressione amara e allegra di un popolo perennemente perseguitato, allora dovrete acquistare questo libro.
L’autrice è nota ai lettori dell’inserto culturale de Il sole 24 Ore, per via della sua rubrica sulla cultura ebraica “Judaica”.
Questa volta si è cimentata nella ricerca e nella sistematica di una serie di figure tipiche dell’umorismo yiddish, che spesso e con ricorrenza si trovano all’interno delle storielle.
Così la figura della mamma, in yiddish non esiste la parola madre, è al centro di divertentissime, quanto acide storie. Oppure il mendicante in perenne richiesta di soldi al ricco ebreo, che sa di dover dare, ma recita sempre la parte del taccagno, per onorare l’impegno dello schnorrer, appunto il mendicante.
Come dimenticare la perenne dialettica tra un prete e un rabbino, personaggi di storielle dove si discute della superiorità del sesso sul prosciutto (si sa il prete non si può sposare, ma l’ebreo non può mangiare certi tipi di cibo, come il maiale, che non siamo kasher, cioè adatti).
E così via tra risate e riflessioni, questo libro si rivela un ottimo strumento di riflessione per capire su quanta idiozia si fondi l’antisemitismo.
Andrea Grilli