Vacche sacre e mucche pazze
“Vacche sacre e mucche pazze – Il furto delle riserve alimentari globali” DeriveApprodi, 2001, pagg.133, 24.000 lire, collana Metis, vol. 2
Su un numero del settimanale Espresso, uscito poco prima del disastroso G8 di Genova, Vandana Shiva veniva segnalata come una delle leader del Popolo di Porto Allegre. Premesso che a parte di leader di più non si può parlare di un movimento che fa della partecipazione spontanea e assembleare la sua forza, senza dubbio “l’intellettuale impegnata e ambientalista militante” Vandana Shiva, così si definisce, è una delle voci più importanti e mature.
Il suo percorso umano è significativo. Prima fisica nuclearista dello stato dell’India, una potenza nucleare di secondo profilo, e poi attivista di un movimento che sta ridefinendo i rapporti di forza tra il popolo indiano e le multinazionali che vorrebbero banchettare sul tavolo delle risorse indiane.
“Vacche sacre e mucche pazze – Il furto delle riserve alimentari globali” è il quarto libro pubblicato in Italia. Prima era stato “Monocolture della mente. Biodiversità, biotecnologie e agricoltura scientifica” (Bollati Boringhieri, 1995) a segnare il lettore italiano. Ma non possiamo dimenticare anche “Sopravvivere allo sviluppo” (Isedi, Torino 1990) e “Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi locali” (Cuen, Napoli 1999).
Questa piccola pubblicazione, si tratta di sole 130 pagine, individua i nodi alimentari su cui si stanno giocando le fortune di multinazionali, stati e la vita di miliardi di persone. Dalla produzione di cibo con la questione di non poco conto di chi componga la forza lavoro agricola nei paesi del III mondo (le donne sono la stragrande maggioranza), al problema della proprietà dei semi e della salvaguardia della loro diversità. Ma non possiamo dimenticare anche il mare con tutte le sue risorse.
Vandana Shiva attraverso il caso “India” ci insegna a superare i paletti culturali o le pseudo convinzioni di progresso che fin da bambini ci hanno insegnato, per capire che anche il più piccolo essere o la più brutta delle erbacce hanno un loro posto nell’armonia della Natura di cui noi tutti facciamo parte.
Di conseguenza l’importanza degli avvertimenti sull’ingegneria genetica e l’esigenza, anzi l’imperativo, di ricostruire una democrazia alimentare, per impedire la “dittatura alimentare nella quale una manciata di multinazionali controllano l’offerta alimentare globale e la piegano alla massimizzazione del profitto e del potere”.
Andrea Grilli