Vamps
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Si tratta di una antologia di romanzi brevi o racconti lunghi, come preferite, sul tema vampiri a cui si aggiunge un piccolo capolavoro sul tema del futuro distopico, Il contenuto perduto.
I tre romanzi brevi sui vampiri possono essere interpretati come esercizi di stile, divertimenti narrativi senza qualche particolare elemento, anche fantascientifico. Spinrad con la maestria che lo distingue deride e ride dei signori della notte. Tra droga, cibo e ossessioni Vlad ne esce con le ossa rotta, è più potente una diva di Hollywood con le sue manie. Per non parlare dell’impatto con i bassi fondi delle metropoli e ben altre dipendenze che non succhiare il sangue, come eroina e cocaina.
Ma superati questi tre scritti, si può apprezzare un piccolo gioiello della produzione di Spinrad, sempre attento dai capolavori come Il signore della svastica del 1972 a raccontare percorsi alternativi della Storia come occasione o strumento per esplorare il presente. Così eccoci finalmente a leggere Il continente perduto del 1970.
Un gruppo di turisti africani visita quello che rimane degli Stati Uniti, una nazione ormai decadente dopo i successi e i fasti dell’Era dello Spazio, quando si raggiunge la Luna. New York è ormai abbandonata e mira di visita turistiche in salsa wildlife.
Chi erano gli uomini che concepirono il viaggio nello spazio? che costruirono tecnologie avanzatissime e poi inquinarono la loro terra fino a renderla praticamente invivibile? Sia i turisti africani, divisi in categoria molto varie da professori universitari fino a superstiziosi stregoni, quanto la guida discendente di quel popolo non hanno una idea molto precisa.
Solo entrando nella vecchia metropolitana di New York e incontrando una comunità superstite di quei grandi inventori, consente a tutti, nuovi padroni del Mondo, e poveri discendenti di comprendere la criticità dello sviluppo tecnologico e della scienza. Sembra che Norman Spinrad, già negli anni settanta, si sia posto serie domande sul percorso che la società occidentale stava intraprendendo e soprattutto dove avrebbe portato.
Quali sono le conseguenze di una scellerata corsa senza tener conto degli effetti a lungo termine sull’ambiente e la natura?
Nel racconto Il continente perduto Norman Spinrad non è poi così ottimista. L’aria ormai irrespirabile causa cancro e morte già entro i quaranta-cinquant’anni, una aspettativa di vita quasi medievale, capacità produttiva delle tecnologie e conoscenze spesso arretrate a tal punto che alcune conquiste dell’era spaziale possono essere considerate o interpretate quasi come magia o eventi inspiegabili.
L’Africa sembra quindi la prospettiva migliore per il futuro dell’Umanità. Da dove siamo nati, torniamo lì forse per ripartire. Ma certamente Spinrad non menziona un anno preciso, non è così escluso che quanto racconti non si un futuro prossimo, un istante nella lunga via dell’evoluzione umana, in cui per una qualche forma di messa a punto, non si debba tornare al punto di origine. L’Africa.
Andrea Grilli
Numero 1376 di Urania, 1999. Di Norman Spinrad.