Viaggio tra gli ammutinati
La foto non rappresenta lo spettacolo recensito. Recensione dell’evento speciale del festival Ammutinamenti.
Si è concluso Ammutinamenti – Visioni di danza urbana, festival di danza con un evento speciale (il 20 settembre) a prenotazione obbligatoria, con due repliche, all’interno del Porto San Vitale in occasione del 70° anniversario della fondazione della Compagnia Portuale.
Gerardo Lamattina, regista e video maker, ha diretto alcune delle compagnie e ballerini che hanno partecipato al festival. Diretti all’interno di un percorso che il pubblico ha attraversato tra i magazzini del porto e gli spazi normalmente adibiti al lavoro.
Nove punti di attracco, così potremmo chiamarli i nove momenti di performance della serata, dove gli artisti hanno mostrato ampi stralci dei loro spettacoli, spesso acquistando nuovi significati negli spazi portuali.
Katia dalla Muta ha ballato su palcoscenico che in realtà era il piano di un tir, così come Giancarlo Sessa, mentre Massimo Giordani ha trasformato la sua processione in un percorso di sangue e sudore verso l’uscita dal magazzino, dove simbolicamente riacquista la libertà.
Le ballerini dirette da Alessandra Sini hanno danzato tra rulli in metallo e sacchi inebriando il pubblico con movimenti eleganti e dolci, quasi a lanciare messaggi d’amore.
Non mancava la compagnia M.K., ma anche Luca Attilio Sartori con il suo affascinante e inquietante “Pinocchio-Lucignolo”, mentre le Almescabre hanno presentato un progetto realizzato per l’occasione, un po’ troppo lungo, ma suggestivo, dove un violino accompagnava un video proiettato su una montagna di sabbia.
Il festival di Danza Urbana di Ravenna ha recuperato lo spirito della danza architettura: la riscoperta e l’intrusione dentro gli spazi del quotidiano, dove sembra, ma non è così, non possa esistere l’arte e la poesia. L’intervento nel porto San Vitale è la prova che esistono anche e soprattutto lì dove il quotidiano più ferocemente infierisce sull’uomo, dove il lavoro è il più duro.
Realizzare spettacoli e festival come questi vuol dire non concedere spazi all’abbandono: architettonico e spirituale.
Andrea Grilli